Data:3 dicembre 2019

Autore:Alain

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MAMMA VOGLIO FARE IL MAGO…

Ciao a tutti.

Ogni tanto mi prendo il piacere di esprimere la mia opinione su fatti e situazioni che “gravitano” intorno al mio mondo.

In fondo essere il possessore di un blog dovrà pur darmi qualche “vantaggio”.

Tra questi sicuramente il piacere di esporre il mio punto di vista (opinabile) sul mondo che mi circonda.

Ah già, io sarei, anzi sono un professionista nel mondo dello show business. Ma tanto se state leggendo questo articolo si presume che mi conosciate e sappiate che mi occupo di prestigiazione.

Il grande Alain, spettacoli di magia in tanti paesi del mondo, il conferenziere internazionale, quello che ha lavorato al Magic Castle di Los Angeles, quello che ogni anno va al 4F, ecc…

Ma evitiamo di parlare di me. Per quello ci sono tutti gli altri che… “sparlano” abbastanza 😉

Questa volta invece vorrei provare ad analizzare quello che vedo accadere da alcuni anni intorno a me nel mondo della prestigiazione nazionale (ma anche internazionale). Sto parlando del fenomeno “giovani campioni/professionisti.

Devo ammettere che negli ultimi anni, grazie all’esplosione del mondo mediatico espansosi non solo attraverso la televisione ma anche attraverso i social (Facebook, Instagram, YouTube, ecc…), anche il mondo della prestigiazione ha subito e vissuto un notevole incremento della popolazione appassionata ed interessata (curiosa).

Oggi in effetti l’informazione necessaria alla conoscenza della parte puramente tecnica (quella da allenare), è sicuramente raggiungibile in tempi molto ridotti rispetto al passato al quale io stesso appartengo. Una volta il segreto veniva custodito dalle persone, in seguito è stato pubblicato in libri poco noti e di difficile reperibilità, poi sono arrivati i video (sempre nascosti e costosi) vhs, dvd, fino ad arrivare ai download ed oggi ai tutorial gratuiti.

Ma di tutorial e youtuber ho già parlato in un altro articolo da qualche parte in questo stesso blog.

GENERAZIONI… MAGIA MAGHI YOUTUBER

Qui, mi vorrei soffermare su un altra categoria di persone. Quelli che guardano, ammirano, sognano e desiderano diventare dei grandi artisti come quelli che ammirano in tv o nei telefonini.

La mente umana ha dei meccanismi (che io ignoro in quanto non sono uno psichiatra), che portano l’essere umano ad ammirare (e se possibile emulare) quei personaggi che ci incantano con le loro prodezze. Questo vale ovviamente in tutti i settori e livelli (sportivi, di spettacolo o imprenditoriali). Quindi molti ragazzi e ragazze, sognano di diventare calciatori, ballerine, veline soubrette, cantanti, attori, youtuber, influencer e chi più ne ha più ne metta. Come è giusto che sia, ognuno di questi settori (sport, spettacolo, arte ecc…) ha le sue regole, la sua storia, la sua cultura ed il suo percorso fatto di sacrifici, impegno ecc… e questo “dettaglio” spesso viene dimenticato dai grandi innamorati dell’apparire.

L’essere umano non sempre riesce a comprendere queste “regole”, o per lo meno, spesso pensa che suddette regole possano essere ignorate e che si possano bruciare le tappe al fine di arrivare subito in vetta o comunque ai vertici della questione in oggetto, senza tener conto del fatto che, spesso quello che vediamo è semplicemente la punta dell’iceberg.

Ahimè la mitologia ci insegna che Icaro con questa sua brama di “volare oltre le sue possibilità” perse la vita cadendo in mare. Questo purtroppo è quanto si verifica in chiave moderna a coloro i quali “peccano” di superbia e presunzione nella nostra realtà.

Negli ultimi anni il mondo magico è stato invaso (in senso buono) di una quantità di nuovi più o meno giovani appassionati di questa meravigliosa arte. Queste persone Che chiameremo simpaticamente Mario, Giulia e Paolo (meglio di Tizio, Caio e Sempronio), hanno avuto la fortuna di scoprire che la loro passione (la prestigiazione) era, facilmente raggiungibile, in quanto non più relegata a misteriosi circoli di cui si sentiva solo parlare dagli antenati con voce tremante di paura e rispetto, bensì reperibile in ogni forma possibile anche con corsi on line di poche ore, pochi giorni ecc…

Questo fatto, insieme alla naturale propensione dell’essere umano ad esser pigro, ha portato Mario, Giulia e Paolo a pensare che, essendo in grado di venire a conoscenza del modus operandi, potessero di diritto entrare a far parte di questo mondo e di mettersi di conseguenza allo stesso piano o livello dei loro “idoli”.

Purtroppo la realtà non è questa… un esempio di questo discorso si può trovare nel libro “i tre usi del coltello” di David Mamet. In questo libro l’autore porta un esempio molto calzante al nostro argomento. Mamet porta l’esempio dell’actor studio di New York il quale si vanta di aver creato attori del calibro di Paul Newman. Mamet fa notare al lettore che la cosa non è esattamente corretta, in quanto il caso ha voluto che Newman facesse i suoi primi passi presso quella scuola ed in seguito diventasse il grande attore a tutti noto. Mentre come è naturale che sia, molti altri studenti della stessa struttura, non hanno raggiunto la stessa notorietà e fama. Mamet nel libro dice: “sarebbe come se la Corsica vantasse la nazionalità di Napoleone Bonaparte lasciando intendere che tutti i militari nati sull’isola sarebbero destinati ad esser grandi condottieri.

Lo stesso principio vale negli altri campi e settori. É impensabile immaginare che frequentando la scuola calcio di Francesco Totti, si possa diventare automaticamente come lui, oppure che abitando nello stesso palazzo di Pippo Baudo si possa diventare un presentatore televisivo.

Qui gli esempi potrebbero continuare all’infinito ma penso che il concetto sia chiaro.

Dove nasce il problema? Nel momento in cui un giovane appassionato di prestigiazione, pensa (s’illude) che, frequentando un corso di base presso un circolo più o meno importante, prendendo lezioni per un breve periodo (una o due stagioni), guardando una serie di tutorial su YouTube, possa decidere di proporsi come un professionista o anche solamente performer in qualsiasi situazione “reale” di lavoro. Possa dare lezioni, tenere conferenze presso circoli, negozi o strutture preposte ad insegnare ed infine,   competere e gareggiare in concorsi e competizioni più o meno importanti in ambito nazionale ed internazionale.

Possibile che nessuno si renda conto che guardando un tutorial di Angus Young in cui spiega come mettere le dita sulle corde della chitarra, non si possa in poco tempo suonarla come lui…

La mente umana risulta essere così presuntuosa da esser convinta che sia sufficiente conoscere il metodo per poi essere in grado di applicarlo nel giusto modo.

Purtroppo non è così!

Lo studio della prestigiazione, come di tutte le altre cose, richiede giorni, mesi, anni di impegno, sacrifici, studio, dedizione, prove e ricerche.

Tutti questi anni dedicati ad un arte servono a, formare il giovane artista appassionato ed a dargli i mezzi per poter scegliere” in seguito” in quale specifico settore approfondire e dedicarsi al fine di “raffinare” la propria arte. Ecco perché quest’arte risulta essere rara ed esclusiva. Perché solo pochi (veri innamorati) avranno la costanza e la perseveranza di continuare fino a riuscire.

In tutto questo poi, dovranno capire e decidere cosa farne di questo bagaglio/fardello di conoscenza. Voglio lavorare nel mondo dello spettacolo? Allora devo preparare materiale adeguato al tipo di spettacolo che voglio fare (teatro, salone, sala, tavolo). Voglio gareggiare in concorsi e competizioni? Allora devo lavorare su cose originali, tecnicamente perfette, innovative, inoltre, sarebbe cosa saggia conoscere e capire chi in precedenza, ha vinto titoli nella medesima categoria. In modo da evitare eventuali ripetizioni che potrebbero accomunare ad altri facendoci sembrare dei miseri “cloni” e soprattutto, cercare di capire (non copiare), cosa nei precedenti vincitori, ha portato a considerare quel numero come il migliore.

Nei concorsi si viene giudicati da una giuria (teoricamente) di esperti. Queste persone in genere spaziano in vari campi con diverse conoscenze e competenze in diversi settori dello spettacolo. Quindi ci sarà il tecnico che valuterà la tecnica, il regista che valuterà il personaggio, il professionista che guarderà la presentazione, ecc… ecc… ecc…

Il concorrente dovrebbe presentarsi con un numero che abbia tutti i requisiti adatti a soddisfare i giudizi dei valutatori. Nel suo libro the Magic of Michael Ammar, l’autore scrive un interessante sezione in cui parla dei suoi metodi di preparazione alle competizioni (Cap. 10 Pag. 278-280 e Cap.11 Pag. 287), altri argomenti simili si possono trovare anche nel suo “Success and Magic” scritto molti anni prima.

Sé potessi dare un apporto (consiglio) ad un giovane appassionato intenzionato a partecipare a competizioni a carattere nazionale o internazionale, inizierei con il dire di non ascoltare i pareri ed i complimenti del “condominio (cit. Tony Binarelli). Sentirsi dire bravo dagli amici, dai soci del circolo di appartenenza, dai parenti, fa piacere ma spesso non rispecchia la realtà vera.

Mi duole dirlo ma spesso (come è normale che sia) tutte queste situazioni e tutte queste persone commentano basandosi su sentimenti, simpatie, affetti. I frequentatori dei circoli magici nel 95% dei casi sono degli appassionati, dei curiosi, dei simpatizzanti, e questa condizione non cambia in funzione del numero di anni di appartenenza al circolo. Posso frequentare un club magico da 50 anni ed esser assolutamente ignorante (nel senso vero del termine) riguardo la conoscenza, la cultura, la tecnica manipolatoria. Al massimo avrò visto (forse) tante cose, tante persone, tanti performers ma, questo non mi da la “conoscenza”. Stesso esempio di prima, se per 40 anni ho visto e seguito tutti i concerti dei Pink Floyd, non sono diventato bravo come loro a suonare… Spesso nei circoli, nei negozi ed in tutti i “ritrovi” di appassionati, s’incontrano persone che presumono autorevolezza data dall’anzianità di presenza o di età o dalla carica che rivestono all’interno del circolo stesso. Spesso si diventa presidenti per anzianità o perché si è i soli a volersi far carico di una serie di problemi burocratici che altri non vorrebbero. Ma questo non da competenza, cultura e conoscenza.

Al giovane amatore che sogna di diventare campione nazionale, internazionale o mondiale, suggerisco di trovare da se un idea, iniziare a parlarne con professionisti esperti, registi, ecc… al fine di capire se questa “idea” possa in qualche modo essere realmente valida e meriti di essere portata avanti con impegno e metodo. Le persone più adatte ad aiutare in questo saranno sicuramente persone che hanno nel loro passato, un esperienza data da concorsi (possibilmente vinti), da esibizioni pubbliche, da presenze in giurie di altri concorsi ecc… si tratterà quindi di persone che avranno assimilato realmente le conoscenze e le esperienze adatte a creare un numero. Dopodiché iniziare a lavorare su questa idea e portarla avanti con impegno. Ah, dettaglio importante, questo “percorso” in genere prevede ANNI di impegno e lavoro, non poche ore o giorni.

Riguardo lo sviluppo della struttura di un effetto mi permetto di suggerire la lettura del libro “la via magica” di Juan Tamariz, oggi disponibile in Italiano grazie alla Florence Art edizioni. L’autore dedica una parte del libro a spiegare il suo metodo di lavoro riguardo la struttura e credetemi è oro colato (Pag. 25).

A suo tempo chiesi all’amico Aurelio Paviato (molto vicino a Tamariz) se effettivamente a sua conoscenza, Tamariz perseguisse questa metodologia nel pensare a nuovi effetti ecc… lui mi rispose di si. Rimasi perplesso e dissi: “ma così ci vogliono anni per portare a termine una routine” e lui mi rispose: “si ma tu ogni volta che lo vedi, come rimani?” Decisamente stupito ed affascinato, quindi aveva ed ha ragione lui.

E se la via che si desidera intraprendere fosse quella del professionismo e non del concorrente? Beh la risposta grossomodo sarebbe la stessa. In fondo per vivere di questo lavoro artistico in ogni caso bisogna essere in grado di proporre del materiale ed un personaggio che inviti ed invogli a contattare voi e non un altro.

Si parla di serietà, correttezza, un personaggio forte e definito, un prodotto unico ed interessante. Le stesse cose che cercheremmo noi nel momento in cui volessimo un determinato prodotto. Senza dimenticare (in fase di preparazione, ricerca e studio) che, qualora decidessimo di trarre “ispirazione” dal materiale di altri professionisti, dovremmo sempre chiedere (ed ottenere) l’autorizzazione ed il permesso di utilizzare il loro lavoro. Qui si parla di deontologia ed etica che devono essere alla base del lavoro di un artista.

Insomma, mi dispiace dirlo ma, c’è da lavorare parecchio e non mollare alle prime difficoltà.

Sia che si voglia diventare professionisti, sia che si desideri mostrare ai “colleghi” quanto siamo bravi, bisogna prevedere un lavoro di preparazione e ricerca che dura anni, fatto di sacrifici, impegno ed allenamento.

Il tutto fatto con coerenza e dedizione. Lo studio non può e non deve essere limitato ad una tecnica sola. Esser in grado di far sparire una moneta in maniera perfetta o trasformare una carta da gioco in un altra, va bene per un video su Instagram, non per intrattenere un pubblico vero o interessare una giuria competente.

Un numero non può e non deve essere semplicemente una serie di tecniche ripetute all’infinito solo per mostrare di essere in grado di farle. Occorre una storia, un filo conduttore, un tema (come a scuola) con un inizio ed una fine. Una moneta che va e viene 10 volte non è un tema, è solo esercizio di stile sterile. Esibizione tecnica fredda e distaccata che si avvicina all’onanismo più che allo spettacolo.

In conclusione, mi auguro che queste mie righe possano essere di aiuto a chiunque abbia voglia di approcciare seriamente questo meraviglioso mondo, sia nella veste di possibile professionista, che come semplice (talvolta grande) appassionato. Trattando quest’ arte e chi la porta avanti (studiosi, ricercatori, professionisti) con il rispetto che gli è dovuto in funzione degli anni che hanno regalato con passione ed impegno.

Larga la soglia stretta la via, dite la vostra che io ho detto la mia.

Alla prossima

Alain

 

 

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